Italdesign Zerouno: guidare un sogno da un milione e mezzo di euro
Il test drive della ZeroUno, la prima supercar di Italdesign per la nuova divisione Automobili Speciali. Design italiano e cuore tedesco in questa nuova prova su strada con la recensione del V10 da 610 CV.
Abbiamo provato la Zerouno, la prima supercar di Italdesign per la nuova divisione Automobili Speciali. Design italiano e cuore tedesco: una linea mozzafiato e un V10 da 610 CV, capace di spingerla fino a 330 all’ora. Performance da supercar e la possibilità, per chi può permettersela, di poterla usare anche tutti i giorni. Come recita la brochure ”destinata ai collezionisti e agli appassionati visionari”, che possono permettersi di spendere almeno 1 milione e mezzo di euro. Del resto anche l'esclusività ha il suo valore.
Non capita tutti i giorni di guidare una supercar da 1 milione e mezzo di euro (tasse escluse…): ma, a parte il prezzo, è tanta l’emozione di mettersi al volante di questa Zerouno che avevamo visto la prima volta, poco più di un anno fa, al Salone di Ginevra e ci aveva subito lasciati a bocca aperta.
LOOK ESAGERATO
Appena la vedi ti fa subito battere il cuore: bella, cattiva, grintosa. Potrebbe essere tranquillamente la macchina di un supereroe… Iron Man? Daredevil? Doctor Strange? Lasciate volare la vostra fantasia e decidete voi. L’hanno pensata come una sportiva che avesse le caratteristiche e le performance di un’auto da corsa ma da poter guidare sulle strade di tutti i giorni; per chi se la può permettere ovviamente: stiamo parlando di soli cinque esemplari già venduti.
Per questo, per prima cosa, hanno creato una linea bella, accattivante, ma anche funzionale all'aerodinamica: ogni dettaglio ha una sua funzione, nulla è lì per caso. Proprio come nel mondo delle corse, ogni elemento qui è sfruttato per ottimizzarne l’efficienza, soprattutto quella aerodinamica.
Nel suo frontale così grintoso c’è quello che hanno brevettato e chiamato Y Duct: un sistema che permette di convogliare l'aria dalla parte anteriore a quella posteriore. Prevede un percorso ad "Y" dell'aria attorno al frontale e fino alle fiancate generando una funzione deportante proprio all'altezza delle ruote davanti; poi ci sono le prese d'aria laterali che raffreddano i radiatori del motore.
Gli spoiler ad ali sovrapposte, che troviamo nella parte inferiore del design sia all’anteriore sia al posteriore, sono sospesi e contribuiscono a creare un ulteriore carico aerodinamico. Dal mostruoso estrattore agli scarichi, tutto contribuisce a renderla così efficace, e anche le ruote sono un elemento importante: i cerchi in alluminio da 20” dell’italiana OZ sono stati progettati per estrarre l’aria calda generata dal potente impianto frenante carboceramico firmato Brembo con 8 pistoni all´anteriore e 6 al posteriore. Alla struttura dei cerchi è stata poi applicata una turbina perimetrale in carbonio che migliora l’effetto aerodinamico e il raffreddamento dei freni.
L´intera carrozzeria è in fibra di carbonio, che si ritrova abbondantemente anche nell´abitacolo. Il parabrezza è quello dell’Audi R8 ma il tetto è stato abbassato di circa 7 millimetri, diventando così ancora più filante e raccordandosi meglio con il posteriore.
Nata partendo proprio dalla R8, è stata disegnata da un team di persone speciali con la supervisione di Filippo Perini, Head of Innovation Design, tra l’altro il “papà” di Aventador, Huracan e Urus, infatti ex responsabile dello stile di Automobili Lamborghini.
AL VOLANTE DELLA BELVA
Appena schiaccio il pulsante Start posto sul tunnel centrale si presenta subito bene con un sound cattivo, anche un po’ maleducato, ma va benissimo così: è il suono ancora più sfacciato del V10 5.2 aspirato che montano anche Audi R8 e Lamborghini Huracan, con ben 610 CV. Posizionato centralmente, è abbinato ad un cambio a doppia frizione a sette rapporti e alla trazione integrale della Casa di Ingolstadt.
I primi chilometri li percorro ad andatura tranquilla, prima in mezzo al traffico e poi in autostrada, e mi sorprende subito per la docilità che la contraddistingue, si lascia guidare come un’auto normalissima. A parte il fatto che si è seduti praticamente per terra, la visibilità davanti è ottima, mentre inevitabilmente dietro non si vede quasi nulla, o poco.
Regolazioni di volante e sedile consentono di guidarla, anche a chi è altissimo come me, senza alcun problema e l’assetto, nonostante quei cerchi da 20”, non è così “spaccaschiena” come si potrebbe immaginare, anzi riesce a garantire anche un comfort inaspettato per un’auto del genere.
Fin dai primi minuti mi accorgo, ed è inevitabile, che passare inosservati con lei è proprio impossibile: con quelle forme così aggressive e sfacciate attira lo sguardo di chiunque e lascia spesso a bocca aperta. Suscita l’entusiasmo dei più giovani e stuzzica la curiosità degli “umarel”, che appena la parcheggio per prendere un caffè, cominciano a ispezionarla e a farmi una raffica di domande. La cosa che mi piace di più è poter raccontare con grande orgoglio che ci sono tanti ragazzi italiani, molto in gamba, che hanno lavorato su questo fantastico progetto. Gente che ha fatto esperienza con Lamborghini, Maserati e altri brand di rilievo e che oggi lavora in Italdesign.
Quella che sto guidando è una test car, un muletto usato per i test, un prototipo che è stato fondamentale per lo sviluppo e la realizzazione della Zerouno. Dentro non è proprio come quelle dei cinque fortunati che se la sono comprata: ci sono ancora parti della R8 da cui deriva, insomma è una sorta di laboratorio viaggiante, anche un po’ più racing, con il rollbar alle mie spalle. Ma non importa, ciò che mi interessa è ben altro…
Guidarla tra le dolci colline delle Langhe si rivela un’esperienza indimenticabile: non raggiungerò mai velocità molto elevate perché la sto guidando su strade aperte al traffico, ma non importa, mi basta poco su queste strade meravigliose e ricche di curve per capire che è molto, molto veloce, bella rumorosa, pronta a reagire ad ogni mio input, senza alcuna esitazione, capace di comunicarmi ogni cosa.
La Zerouno rivela un'agilità che non ti aspetti ma l’hanno costruita proprio con un obiettivo ben preciso: la volevano leggera, prima di tutto, agile e veloce. E ci sono riusciti, sfruttando tutte le loro conoscenze e precedenti esperienze nel creare supercar anche per altri: ne hanno limitato il più possibile il peso per esaltare le caratteristiche del telaio in fibra di carbonio ed alluminio, materiali che migliorano la resistenza e allo stesso tempo hanno consentito di arrivare così ad appena 1.400 kg. Per darvi altri numeri: è lunga 4 metri e 84, larga 1 e 97 e alta poco più di 1 e 20.
Rispetto ad altre supercar, la Zerouno ha “solo” 610 cavalli, ma ci sono tutti, e se avete il manico, potete domarla e sfruttarli fino in fondo, perché sono stati capaci di conferirle un grande equilibrio generale. Per raggiungere questo risultato si sono anche affidati all’esperienza del grande Dindo Capello, 3 vittorie alla 24 Ore di Le Mans e tanti altri successi in ogni angolo del mondo con Audi: li ha aiutati a renderla più precisa nell’inserimento in curva, e anche più racing, nella gestione dell’eccellente cambio, che in effetti è velocissimo.
Inoltre, come mi hanno spiegato, il prezzo è giustificato anche dal tanto tempo speso per il suo sviluppo, a Nardò e in altri tracciati da sogno per noi “malati”: il risultato è una supersportiva straordinariamente maneggevole, bella da guidare e con tanto grip garantito dai Pirelli P Zero, in una versione dedicata degli pneumatici più performanti della gamma del costruttore italiano, nelle misure 245/30 R20 all’anteriore e 305/30 R20 dietro.
I risultati di tanto lavoro si sentono anche guidandola su strada perché l'auto è sempre molto sicura, lo sterzo è piacevolmente preciso e sorprende la sua capacità di affrontare senza problemi qualsiasi tipo di strada: buche e dossi non sono un problema, non si scompone mai.
Il divertimento è anche assicurato dalla potenza e la coppia del V10 aspirato, che è bello reattivo ad ogni affondo sull'acceleratore e capace di farle raggiungere i 100 all’ora in 3”2. E poi è subito lì alle mie spalle, quindi ti senti tutt’uno con il motore, che sbraita che è una meraviglia.
Nonostante tutto ciò, questa è un'auto sorprendentemente facile da guidare, anche quando si spinge un po’, e sicura grazie ai superbi freni carboceramici. Del resto quando un’auto può volare a 330 all’ora e deve anche essere precisa e chirurgica tra i cordoli di un circuito, non può essere altrimenti. Di sicuro è meglio portarla in pista ogni tanto: lì si sentirà un po’ più a casa.
La Zerouno sorprende non solo per le sue prestazioni da capogiro ma anche perché è un’auto capace di emozionarti, anche se ci vai a passeggio. Poi ti fermi, la guardi con calma e ne scopri l’incredibile cura dei dettagli, che qui sono molto importanti: ognuno dei fortunati ha voluto personalizzarla per renderla unica.
E loro in Italdesign sono stati molto bravi, perché studiando un po’ i gusti e le abitudini dei clienti proponevano colori e optional cuciti su misura: ad esempio, sogniamo per un istante che io fossi stato tra quei cinque. Avrebbero capito quali sono i miei gusti e colori preferiti, e quindi avrebbero inventato un colore “da cinema” tra il nero e il blu, che sono i due che amo di più per le auto. La Zerouno possiede il fascino di una supersportiva creata mescolando lo stato dell’arte della tecnologia con il lavoro di artigiani straordinari.
LA RINASCITA DI ITALDESIGN
Italdesign è tornata a produrre in piccola serie, proprio come fece il grande Giorgetto Giugiaro negli anni d’oro. Molti di voi ormai hanno conosciuto la storia unica di quest’azienda, che vi abbiamo raccontato dopo la nostra emozionante visita alla factory di Moncalieri, a due passi da Torino.
La Zerouno è stata creata proprio dove in questi 50 anni sono nate icone come la Panda, la prima storica Golf ma anche capolavori come BMW M1, Lotus Esprit e altre indimenticabili concept car.
Italdesign è capace di realizzare lo sviluppo di auto di ogni tipo e in breve tempo grazie a un metodo di progettazione in "simultanea", che permette a tecnici e designer di lavorare fianco a fianco, ed è così che sono riusciti a realizzarla in soli 9 mesi. Sono in grado di produrre automobili davvero speciali in serie limitata come la Zerouno ma anche di sviluppare nuovi progetti per la mobilità del futuro, come il Pop.Up Next visto a Ginevra.
Italdesign con questa supercar ha festeggiato al meglio i suoi 50 anni, ma non bisognerà aspettarne altrettanti: quest’anno è arrivata infatti anche la Duerta, la variante Roadster, talmente bella che sembra nata per essere così, aperta.
La prossima Automobile Speciale sarà la GT-R50 by Italdesign: Nissan ha confermato di recente la produzione in serie limitata dell’auto pensata per festeggiare i 50 anni dell'icona sportiva giapponese, sulla base dell'ultima versione NISMO con ben 720 cavalli.
Ci siamo già prenotati per il prossimo test drive.