Suzuki Jimny 2018: recensione e prova in fuoristrada | Video
Recensione e prova in fuoristrada di Suzuki Jimny 2018

Suzuki Jimny si rinnova a vent'anni di distanza dalla terza generazione, scegliendo la Sardegna per la presentazione dinamica in strada e fuoristrada. Prima di raccontarvelo, però, vediamo un po' di storia…
La storia di Suzuki Jimny
Suzuki LJ10 nasce nel 1970 dopo due anni di sviluppo e test volti ad assicurare ai giapponesi che quel 4×4 compatto chiamato Jimny sarebbe davvero stato in grado di affrontare di tutto. Così il prototipo fu lanciato in caduta da un metro di altezza, affrontò le sabbie vulcaniche del Fuji e, nel marzo 1970, arrivò sul mercato di casa.
Tre posti, 600 chili, telaio a traliccio, marce ridotte e assali rigidi: elementi chiave della sua capacità, molti dei quali sono stati tramandati fino alla quarta generazione. C'era però qualche differenza: il motore era un bicilindrico raffreddato ad aria da 360 cc e 25 cavalli c'erano le molle a balestra.
La prima generazione migliorò poi nel tempo: nel 1972 arrivò LJ20 con raffreddamento ad acqua e carrozzeria chiusa (il primo aveva la capote in tela), nel 1974 LH50 portò in dote un tre cilindri da 550cc e nel 1977 LJ80 vide l'introduzione di un quattro tempi raffreddato a liquido da 800 cc e 41 cavalli.
Si arriva così al 1981, anno in cui fu lanciato SJ410 pensato per il mercato globale visto l'interesse di Europa e Nord America. Jimny guadagno un quattro cilindri da 1 litro (45 CV), sostituito poi nel 1984 da SJ413con il suo 1.3 litri con basamento in allumino. Arrivarono poi servosterzo, trasmissione a cinque rapporti e sparirono le balestre in favore delle molle elicoidali e degli assali con tre punti di ancoraggio.
Il 1998 diede i natali alla terza generazione, pensata per migliorare la guidabilità in strada senza rinunciare alle prestazioni. Cambia lo stile, viene migliorato il telaio e le sospensioni per l'offroad più pesante, arriva 4×4 ALLGRIP per passare da due a quattro ruote motrici in movimento e crescono le dimensioni per migliorare l'abitabilità.
Suzuki Jimny 2018: evoluzione della specie
Se con Mini, Fiat 500 o Volkswagen Beetle i progettisti hanno omaggiato il passato nello stile applicandolo ad un progetto nuovo, con Jimny Suzuki non ha mai smesso di lavorare al progetto originale. La quarta generazione è il risultato di un'evoluzione della specie che cresce e migliora da quasi cinquant'anni a questa parte.
Il telaio è sempre a traliccio ma migliora ulteriormente nella rigidità e nella resistenza, ALLGRIP PRO consente sempre di passare in movimento da 2WD (trazione posteriore) a 4WD ma, per accontentare i fan, si è scelto di rendere manuale l'attivazione delle ridotte.
Le forme sono squadrate, perché chi guida in offroad deve sapere che dove arriva lo sguardo arrivano le linee della carrozzeria: in fuoristrada non c'è spazio per gli errori e le linee tonde e aerodinamiche ingannano lo sguardo: voi vorreste essere ingannati mentre cercate di districarvi in un bosco tra massi e alberi su un terreno viscido e poroso? Io no.
Jimny 2018 può rimorchiare fino a 1.300 chilogrammi, ha un'altezza di 1,72 metri, è largo 1.645 mm e lungo 3.48 metri (3.65 con la ruota di scorta). I cerchi da 15 pollici montano gomme 195/80 (96S).
Nuovo anche il motore (Euro 6D) che resta longitudinale, per consentire di avere angoli caratteristici degni di un Wrangler, rinuncia al diesel ma grazie all'ottimizzazione della coppia e alle ridotte è in grado di districarsi in fuoristrada meglio di un SUV moderno con dati tecnici superiori sulla carta (in termini di Nm).
Arriva così un quattro cilindri aspirato da 1.5 litri, 102 cavalli e 130 Nm di coppia massima a 4000 giri, con una coppia maggiorata nella parte più bassa dove serve. Spartani come sempre gli nterni, dove la plastica rigida fa da padrona. Difficile criticare la scelta, però, su un fuoristrada fatto per affrontare di tutto: tra sporco, fango e carichi, la plastica del retro dei sedili posteriori consente di facilitare le operazioni di pulizia. Nell'abitacolo l'assemblaggio è solido, sono presenti le classiche maniglie per tenersi (manca quella alta del conducente però) e tasti, leve e touchscreen sono grandi, facili da trovare e utilizzabili anche con i guanti da lavoro.
Tra le tante modifiche invisibili il nuovo Suzuki Jimny monta l'ammortizzatore di sterzo, si è lavorato per la riduzione degli attriti della trasmissione a quattro marce e arrivano anche la nuova leva del cambio manuale per trasmettere meno vibrazioni, rapporti ottimizzati per il nuovo motore e nuovo pattern delle marce più lineare.
Suzuki Jimny: come va in fuoristrada?
Se mi seguite da qualche tempo saprete già che ho già apprezzato il coraggio di Suzuki in passato durante la prova di Swift 4WD per la scelta di farci testare l'auto in un percorso che mettesse davvero alla prova la trazione integrale e la robustezza della vettura. Così è stato anche per Jimny, guidato per 80 chilometri in fuoristrada con fondi di ogni genere, dalla pietraia più cattiva alla cava di terra bagnata, passando per boschi, radici, sentieri e sterrato.
La prova più dura, però, Jimny l'ha affrontata in un fuori programma che mi ha convinto della robustezza del mezzo: persa la carovana, ho atteso uno degli istruttori che mi ha recuperato ad una rotonda per poi farmi tagliare attraverso un percorso sterrato così da recuperare il tempo della deviazione.
Ci siamo lanciati così in una corsa in un percorso non asfaltato, con buche e sconnessioni, spremendo al massimo il Jimny in velocità, cosa che mi ha permesso di scoprire quanto robusto sia il telaio e gli assali che hanno resistito senza alcun problema alla tortura da "rally". La rigidità del telaio è stata poi confermata dal più classico dei test: auto in twist e apertura di portiere e portellone del bagagliaio senza alcun problema.
Durante tutta la prova, gli angoli tipici di Jimny e la sua altezza da terra hanno consentito di viaggiare in fuoristrada con la massima tranquillità e senza il rischio di toccare: 210 mm di luce da terra, 37° di angolo di attacco, 28° di angolo di dosso e 49° di angolo di uscita.
Gli assali rigidi con tre link hanno consentito di gestire il mezzo in twist e, quando l'escursione non bastava, interveniva il sitema LSD, frenando la ruota (o le ruote) sospese o prive di trazione e trasferendo la coppia a quella opposta sullo stesso asse. Jimny monta due differenziali ma non quello centrale, si dimostra capace e soprattutto accessibile perché sistemi come l'assitenza alla partenza in salita e l'hill descent control, a due velocità a seconda che si usino marce alte o basse, facilta la vita ai principianti del fuoristrada.
Suzuki Jimny: la prova su strada
Rispetto al passato migliora il comfort in strada, con un rollio ridotto solo leggermente ma tipico di questi mezzi con telaio a longheroni e assali rigidi. Più importanti i progressi in termini di insonorizzazione, qualche modifica ai pannelli fonoassorbenti e il comfort acustico ne guadagna in città e nell'extra-urbano anche se il motore, specie a velocità autostradali, gira alto ed entra comunque nell'abitacolo insieme agli immancabili fruscii aerodinamici.
Altro miglioramento netto rispetto al passato riguarda lo sterzo, oggi più preciso e diretto sebbene resti il feeling tipico dei 4×4 tradizionali che non lo rende paragonabile ai SUV moderni. Ottimo il raggio di sterzo di 4.9 metri che rende Jimny agile in fuoristrada e, considerando che si tratta di un 4×4, pratico anche in città.
Jimny non è certo l'auto per chi cerca il lusso: le finiture sono nere, spartane e pratiche, i sedili anteriori sono comodi e hanno anche dei fianchetti discretamente contenitivi ma quelli posteriori non sono fatti per i lunghi viaggi. L'abitacolo e razionale, con tutti i comandi alla portata e un buon assemblaggio (vedremo se resisterà nel tempo); plastiche dure ovunque ma qualche particolare che neanche marchi più blasonati hanno: la presa USB ha uno sportellino di protezione ad esempio.
Se viaggiate in quattro il bagagliaio è praticamente inesistente (85 litri), dato che sale a 377 litri con i sedili abbattuti (fino all'altezza dei finestrini) o a più di 800 litri usando tutto lo spazio. La bocca di carico è praticamente enorme e il portellone ad apertura pneumatica funziona anche in lievissima pendenza e, comunque, in quelle maggiori, riduce lo sforzo necessario.
Realistico il consumo dichiarato da Suzuki: 7.9/8 litri ogni 100 chilometri nel ciclo combinato. A fine prova, dopo un centinaio di chilometri e una parte di fuoristrada molto allegro e senza ascoltare i consigli di cambiata della strumentazione, il risultato medio era di 8.2 l/100 km. Da rimandare ad una futura prova la valutazione sui consumi nelle percorrenze autostradali e sulla frenata ad alta velocità dato che, nell'extraurbano, in città e in offroad, Jimny ha assicurato buone prestazioni nonostante il tamburo posteriore.
La tecnologia di Jimny 2018
Insomma: dentro è spartano e pratico e fuori è una – bellissima a parer mio – scatoletta. Eppure Jimny 2018 non rinuncia alla tecnologia, semplicemente la nasconde alla vista. I proiettori anteriori sono dei Full LED con abbaglianti automatici e nel parabrezza, inclinato per ridurre al minimo i riflessi, si nasconde una telecamera con sensore laser che serve al sitema di frenata automatica, monitoraggio della corsia (passivo, avvisa ma non corregge lo sterzo), e riconoscimento dei segnali stradali che vengono replicati nel display della strumentazione. Il traffic sign recognition, tra l'altro, arriva in casa Suzuki proprio con questo modello.
Jimny sfoggia poi monitoraggio dell'attenzione del conducente, cruise control con limitatore di velocità, schermo touch da 7 pollici, presa USB, Bluetooth, comandi al volante, due prese da 12V, specchietti riscaldati e regolabili elettricamente e i sedili riscaldati.
Tutto di serie a 22.500€
Quanto descritto sopra è incluso di serie, così da mettere a tacere chi si lamenta dei prezzi degli optional. Suzuki Jimny 2018 è disponibile a 22.500€ (solita IPT esclusa), cifra che include qualsiasi colore pastello o metallizzato della carrozzeria (cinque in totale). Gli optional a pagamento sono solo due: il BiColor con tetto a contrasto (400€+IVA) e il cambio automatico a quattro rapporti con convertitore di coppia da 1.500€, sconsigliato per chi ha in programma tanto fuoristrada dato che, in alcune situazioni più estreme, poter giocare con la frizione fa la differenza.
Oltre a quanto citato sopra, la dotazione di serie include lavafari, navigatore, vetri oscurati, ruota di scorta con cover, maniglie in tinta, sensori luci, fendinebbia, DAB, alzacristalli elettrici, climatizzatore automatico e volante in pelle regolabile in altezza.
Il prezzo include 3 anni di garanzia (o 100.000 chilometri), 3 anni di assistenza stradale e 3 anni di controlli gratuiti. Due le opzioni per i finanziamenti: se si sceglie Suzuki Smile si avranno 5 anni di garanzia ufficiale della casa con la possibilità di trasferire l'estensione di garanzia al proprietario successivo. Suzuki No Problem include invece la copertura assicurativa (valore pari al nuovo per 2 anni n caso di danno totale e per 5 anni in caso di danno parziale) con auto sostitutiva per 30 giorni.