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Mini Countryman: Il test drive di HDmotori.it

Se volete mantenere ogni minimo dettaglio del DNA Mini al quale siete abituati da tempo, ma dovete cambiare vettura visto che la famiglia si allarga o magari vi serve più bagagliaio, allora la scelta definitiva e scontata da fare è sicuramente la Mini

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Pubblicato il 24 apr 2013

Se volete mantenere ogni minimo dettaglio del DNA Mini al quale siete abituati da tempo, ma dovete cambiare vettura visto che la famiglia si allarga o magari vi serve più bagagliaio, allora la scelta definitiva e scontata da fare è sicuramente la Mini Countryman.

Perché? Perché aumenta di volume in ogni singolo spazio, diventa più morbida nella gestione quotidiana, specialmente abbinata alla nostra motorizzazione diesel, e mantiene tutto quello spirito che da sempre fa da sfondo pieno di atmosfera al marchio.

Mini Countryman sfonda i quattro metri, ha un passo di oltre due metri e mezzo, si alza fino a quasi un metro e sessanta, e non è certo stretta. E’ valida per viaggi comodi e di tendenza per quattro persone, se avrete scelto la configurazione con quattro sedili singoli interrotti tra loro da quel binario centrale, o center rail, che abbiamo visto qualche settimana fa anche sulla Paceman.

Se invece siete in cinque, e ovviamente più sacrificati, meglio puntare sul divano posteriore, che spezza il binario centrale a metà dell’abitacolo togliendo però un po’ di sobrietà all’idea di insieme.

Minimale nel design come le altre sorelle minori, la Mini Countryman è la più grande anche per capacità del bagagliaio, dove spicca il vano che all’occorrenza può alzarsi per tappare la falla creata dai sedili singoli, o restare abbassato a coprire il pozzetto inferiore, quello in cui si nascondono gli oggetti più pregiati, come computer ecc.

I sedili sono morbidi e aggiungono comfort al solito assetto rigido delle sospensioni, che assorbono le asperità del terreno non entrando spesso, come il rotolamento degli pneumatici, nell’abitacolo.

Qui invece entra, a volte con prepotenza, il motore, diesel nella nostra versione Cooper SD quattro ruote motrici, più parco nei consumi rispetto a quello benzina da 1.6 litri (questo è un 2.0 litri da 143 cavalli con quattro cilindri in linea) ma sicuramente meno piacevole da ascoltare della versione S benzina, con quel crepitio in fase di rilascio.

Poco male, specialmente pensando all’autonomia portata dai 47 litri di capacità del serbatoio: arriviamo a percorrere anche 12 chilometri in città, mentre quando usciamo dai centri abitati possiamo tranquillamente sfondare i 15, specialmente se andiamo a inserire quel comodo cruise control semplice da attivare ma purtroppo non adattivo.

L’accelerazione da zero a cento non tocca i dieci secondi, mentre la frenata si dimostra potente, con un retrotreno che contribuisce alla stabilità della vettura, che non si imbarca né perde di aderenza quando dobbiamo agire con forza sul pedale per attestarci in condizioni di sicurezza.

La nostra versione di Mini Countryman è quella ALL4, e cioè quattro ruote motrici, con il giunto elettroidraulico che ripartisce la coppia. Già, la coppia: buonissima in basso con gli spunti al semaforo che ci consentono di seminare in pochi metri i signori con la Ritmo Cabrio targata Cartagine, ma alla lunga non sempre convincente specialmente quando chiediamo un po’ di più in termini di prestazioni ad alti regimi.

E’ in generale il problema unico di questa Mini Countryman: quello di non fare sentire in ogni situazione i 143 cavalli del motore, che a volte appare sottodimensionato rispetto a quanto ci aspetteremmo, specialmente quando vorremmo trovare anche in questo modello il gusto dello spirito Mini.

Proprio lo spirito del brand si ritrova comunque nello sterzo, precisissimo, che fa da sfondo a un’impostazione di guida kartistica: il servosterzo è elettrico, e se dobbiamo dirlo meglio abbinargli un cambio manuale del cambio steptronic a sei rapporti automatico di cui la nostra versione di prova dispone.

Anche posto in modalità sport, con una nuova taratura della centralina e una diversa distribuzione (più rapida) dei rapporti, abbiamo un cambio a volte pigro che fa un po’ di testa propria, specialmente quando anche in manuale sale di marcia una volta arrivati a limitatore.

A bordo, invece, il comfort è decisamente elevato, e quei dettagli di personalizzazione che si ritrovano anche sugli altri modelli vengono confermati pure su questa Mini Countryman, che nella configurazione del 2013 ha il pregio di razionalizzare alcuni comandi inizialmente posti nella plancia centrale, come gli alzacristalli elettrici.

Le plastiche pregiate, i pulsanti a leva, i controlli al volante e i fari allo xeno (nel nostro modello in prova fanno una gran scena anche quelli di profondità) rispecchiano quella tipica ricercatezza che vuole chi acquista una Mini. Da non sottovalutare è la luminosità portata nell’abitacolo dal tetto panoramico che si apre a compasso (doppio, davanti e dietro), oppure scivolando in un’unica soluzione lungo la parte posteriore.

Nella nostra versione di Mini Countryman Cooper SD, che parte da oltre 30.000 euro ma arriva iperaccessoriata a poco più di 40.000, abbiamo anche lo stereo Harman Kardon, con bassi potenti e una qualità inaspettata. Il prezzo non è per tutti, certo, come non è per tutti il brand Mini, nonostante gli ottimi numeri di vendita degli ultimi anni, che hanno riguardato e riguardano anche il modello Countryman.

Come lo sceglieremmo? In versione benzina Cooper S, con il cambio manuale, per restare incollati al terreno puntando su pneumatici anche maggiori di quelli da 17 pollici montati sul nostro modello in prova.

Certo, rilasceremmo nell’ambiente più CO2, saremmo meno green, consumeremmo più benzina, ma la driving experience risulterebbe ancora più amplificata rispetto a quella già ottima della versione Cooper SD, un ottimo rapporto tra prestazioni e consumi. A patto che si scelga il cambio manuale.

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