Android Auto, Google farà ricorso contro la sanzione per JuicePass di Enel X
La casa di Mountain View sottolinea che la priorità di Android Auto sono gli utenti e la sicurezza, non gli interessi di una singola azienda
Google non ci sta: farà ricorso contro sanzione da 100 milioni di euro disposta dall'AGCM a maggio scorso per abuso di posizione dominante:
Lavoriamo costantemente con le autorità di regolamentazione, e continueremo a farlo, ma siamo in forte disaccordo con le conclusioni dell’AGCM. Di conseguenza, oggi faremo ricorso contro questa decisione
Tutto parte dalla decisione di Google di non consentire l'interoperabilità tra l'app JuicePass di Enel X con Android Auto. Il Garante ha sottolineato che non rendendo disponibile l'app su Android Auto, Google ha arrecato un danno ai consumatori e ha condizionato negativamente lo sviluppo della mobilità elettrica. Si ricorda che JuicePass offre una serie di servizi e informazioni utili per la ricarica dei veicoli elettrici. In breve: Google ha abusato della sua posizione dominante, favorendo la sua app Google Maps che offre servizi analoghi a quelli di JuicePass.
GOOGLE: INTERESSI DI UNA SINGOLA AZIENDA NON SONO LA PRIORITÀ
Google è netta nell'affermare che le priorità di Android Auto sono gli utenti e la sicurezza, non gli interessi di una singola azienda. È questo il cappello introduttivo che mette sul piano delle scelte di ordine tecnico la decisione di escludere JuicePass da Android:
La sicurezza degli automobilisti è centrale per ogni attività di Android Auto: permettere l’interazione con un’app attraverso lo schermo di un’automobile richiede un approccio di grande responsabilità. Per questo seguiamo regole stringenti per la progettazione ed effettuiamo test rigorosi sui tipi di app che Android Auto può supportare.
Google ricorda di aver iniziato a dare via libera alle app di media streaming e di messaggistica – perché sono quelle più usate e perché si dice certa di poterne consentire l'utilizzo in sicurezza, tramite l'assistente vocale – e che i test per integrarle in Android Auto richiedono tempo e risorse: sarebbe impossibile per noi soddisfare ogni singola richiesta ricevuta dalle aziende e dagli sviluppatori dei milioni di app per Android. La comunità degli sviluppatori lo sa bene e rispetta questa linea.
Su JuicePass la casa di Mountain View dice che quando Enel X ha presentato un reclamo all'AGCM, mancava una categoria per la specifica tipologia di app nel sistema di Google.
NIENTE BLOCCO SU ANDROID E POCA COLLABORAZIONE DI ENEL X
Google aggiunge altri argomenti alla discussione sottolineando che l'app JuicePass è sempre stata scaricabile senza alcuna restrizione sugli smartphone Android. Nel 2018, tuttavia, a causa del numero ridotto di veicoli elettrici, Android auto non aveva ancora condotto un'adeguata ricerca su come permettere agli automobilisti di cercare, trovare e pagare una stazione di ricarica in modo sicuro – e durante la guida – tramite lo schermo dell'auto. Nel 2018, evidenzia Google, su un un totale di 39 milioni di automobili in Italia, 14 erano connesse e solo 15.000 erano elettriche compatibili con le stazioni di ricarica.
Qualcosa è iniziato a cambiare nel 2019 Google dice di aver invitato Enel a partecipare allo sviluppo del nuovo modello che permette alle app di ricarica di funzionare secondo le linee guida di sicurezza di Android Auto; l'azienda però ha rifiutato di partecipare, a differenza di altre (tra cui ChargePoint, EVMap, PlugShare) che hanno adottato il modello poi introdotto ufficialmente a ottobre 2020.
Nonostante i nostri sforzi e le nostre migliori intenzioni, lo scorso aprile l’AGCM ha emesso una decisione che impone una multa molto elevata ad Android Auto, un servizio che Google offre gratuitamente. Abbiamo a cuore l’ecosistema dell’innovazione italiana, così come il futuro della mobilità e della sostenibilità nel Paese. Ma obbligarci a dare la priorità a servizi fatti su misura per le richieste specifiche di un’azienda, a discapito dell’attenzione necessaria per la sicurezza, le preferenze e i bisogni degli automobilisti, non può essere la giusta soluzione per gli obiettivi ambiziosi che l’Italia si è posta in questi settori.
La parola finale sulla vicenda ora spetta ai giudici.