Auto elettriche: bene Cina e Norvegia. In ritardo l'Italia: il rapporto di EY
Italia solo dodicesima nella classifica di EY

L'elettrificazione del mondo dei trasporti è un tema molto caldo su cui si discute tantissimo. Relativamente all'Italia abbiamo parlato molte volte dei problemi, dei dubbi delle persone, degli incentivi, dei progressi dell'infrastruttura e di tanto altro. Ma come siamo messi davvero oggi, anche in confronto con gli altri Paesi? Quali sono le cose che vanno bene e quelle che non funzionano? A provare a scattare una fotografia dello sviluppo della mobilità elettrica in Italia ci ha pensato la nuova indagine di EY chiamata EV (Electric Vehicle) Country Readiness Index.
CINA E NORVEGIA AI PRIMI POSTI
Lo studio va a classificare i 14 principali mercati automobilistici nel mondo nell’ambito della mobilità elettrica prendendo in considerazione tre fattori: l’offerta del mercato, la domanda da parte dei consumatori e la regolamentazione in vigore negli Stati presi in esame.
L’obiettivo è quello di fornire una panoramica esaustiva per ogni Paese circa l’effettiva maturità e prontezza rispetto alla mobilità elettrica.
I dati dei primi 6 mesi dell'anno confermano una tendenza già rilevata in passato e cioè che la Cina occupa il primo posto di questa particolare classifica. Tale Paese, evidenzia lo studio, "mantiene la prima posizione per quanto riguarda i progressi realizzati in termini di veicoli elettrici dove, sia a livello manifatturiero che infrastrutturale, consolida saldamente la propria leadership assecondata anche da un mercato interno in cui oltre il 51% dei consumatori intervistati è intenzionato ad acquistare un veicolo elettrico come prossima vettura".
Al secondo posto troviamo la Norvegia. Dato, anche questo, che non stupisce visto che tale Paese, in Europa, è da sempre quello più favorevole allo sviluppo della mobilità elettrica. Seguono Svezia, Germania e Regno Unito.
NON BENE L’ITALIA
E l'Italia dove si colloca in questa classifica stilata da EY? Si trova al dodicesimo posto, appena davanti a Canada ed India. Giovanni Passalacqua, su questo risultato, spiega:
L’indagine EY fotografa un Paese che, nonostante le sfide che sta affrontando, sostiene lo sviluppo dell’e-mobility grazie a una serie di iniziative recentemente intraprese e può contare sull’impegno di tutto il settore nel rispondere ai bisogni del consumatore. Secondo la nostra indagine, solo per il 24% degli italiani la difficoltà legata alla ricarica di un veicolo elettrico influisce sull’acquisto. Un dato che è più basso rispetto ad altri paesi. Tuttavia, il caro energia e la spinta inflazionistica, potrebbero frenare lo sviluppo del mercato. Per sostenere e accelerare lo sviluppo del settore nel medio-lungo termine sarà fondamentale la semplificazione normativa, oltre a far convergere incentivi e interventi di investimento pubblico con iniziative industriali esistenti e future sul territorio.
Entrando nel dettaglio del mercato italiano, rispetto alle infrastrutture e al sistema produttivo nazionale, dove l’Italia sconta il peggiore scoring seconda solo all’India e Olanda, emerge un ritardo nella produzione sia per quanto concerne l’indotto e sia per la produzione di veicoli elettrici (con una sola fabbrica ad oggi attiva e due gigafactory in fase di costruzione).
Infatti, secondo lo studio, si stima che nel periodo 2022-2026, a fronte di una quota del 66% di veicoli elettrici che verranno lanciati sul mercato italiano, solamente il 18% di questi verrà prodotto sul territorio nazionale.
Altri fattori penalizzanti lo scoring ottenuto in questo driver sono la bilancia energetica che vede circa il 15% di import di energia elettrica e una scarsa presenza di colonnine “fast-DC”. Dato positivo, apparentemente in controtendenza rispetto a quanto spesso evidenziato in merito ai punti di ricarica, è lo scoring italiano relativo al numero di veicoli elettrici rispetto ai charging point che è in linea se non superiore alla ratio raccomandata di 10 veicoli per punto di ricarica (con una quota prevalente di punti AC a bassa potenza).
Guardando al lato della domanda, l'Italia si colloca al settimo posto. Il 45% degli intervistati ha risposto "si" circa la propensione all’acquisto di un veicolo elettrico. Tuttavia, emerge il problema dei costi visto che l'offerta è ricca di modelli premium.
Il trend è anche confermato dai dati di vendita degli ultimi mesi dove dominano le auto di segmento A e B a discapito dei segmenti premium con un impatto diretto quindi sulla quota complessiva di vendite dei veicoli elettrici BEV e PHEV che nel 2021 si è fermata a circa il 9%.
Secondo lo studio, l'Italia è, invece, allineata con gli altri Paesi per quanto riguarda il sistema di incentivi all’acquisto, gli impegni relativi al bando dei motori a combustione (2035) e l’obiettivo net zero per il 2050.
Rimangono però alcune aree di miglioramento nella normativa volte a favorire in primo luogo lo snellimento delle procedure, ma anche proponendo incentivi non monetari come già attuato ampiamente da Paesi quali Norvegia, Cina e Germania.