
Auto 27 Giu
Il processo di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea è iniziato e durerà due anni, al termine dei quali i Costruttori che producono nel Regno Unito vogliono garanzie sull'assenza di dazi per l'esportazione nei paesi dell'Unione: Ford e BMW i più preoccupati.
La Brexit non è più solo un timore, bensì una realtà. Certo, i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea sono appena cominciati ed è ancora presto per poter parlare delle ricadute economiche che questa situazione causerà ai Costruttori automobilistici.
In ogni caso, i timori di chi produce nel Regno Unito sono giustificati da una situazione di incertezza, nonostante il Primo Ministro Theresa May continui a rassicurare le aziende che hanno creduto nell'importanza strategica del produrre oltremanica.
I Costruttori sostengono che il Regno Unito debba necessariamente assicurare una condizione di accesso tariff-free tra Gran Bretagna e Unione Europea. Secondo Jim Farley, presidente di Ford Europa, il maggior costruttore di motori nel Regno Unito, ogni accordo che dovesse essere trovato nei prossimi due anni dovrà ricalcare quanto avviene attualmente, ossia prevedere l'assenza di dazi tra UK e ognuno dei membri dell'Unione Doganale Euroasiatica, di cui fa parte anche la Turchia, paese in cui Ford produce i veicoli commerciali Transit.
Il rischio, evidenziato anche dalla SMMT (l'associazione delle imprese industriali britanniche) è che, in assenza di un accordo formale, tutti i prodotti di esportazione possano subire dazi fino al 10%, mettendo in serie difficoltà gli stabilimenti.
Si calcola che il prezzo medio di un'auto esportata dal Regno Unito verso un paese dell'Unione Europea possa arrivare a costare una media di 2.300 sterline in più di oggi (circa 2.700 euro) nel peggiore dei casi, ossia quello di una "hard Brexit". Se pensiamo che oltre il 50% delle auto prodotte in UK viene esportato in Europa, è facile comprendere quali potrebbero essere le conseguenze economiche di questa iniziativa.
Così come Ford, anche il gruppo BMW - che in Inghilterra produce tutte le sue MINI e Rolls-Royce - ha chiesto che le politiche di esportazione rimangano le medesime, anche per tutelare l'occupazione, lo sviluppo dell'economia e delle aziende che vivono dell'indotto. In caso contrario, BMW è pronta a spostare le proprie fabbriche altrove. Toyota continuerà a investire nel Regno Unito, a patto che vengano mantenute le attuali condizioni. Per Nissan, invece, i dazi del 10% porterebbero ad un impatto "disastroso" sui profitti.
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