Auto 07 Gen
Se c'è un marchio che non ha mai rinnegato le proprie origini, rimanendo sempre saldo alle proprie radici ma espandendosi e rivolgendosi al futuro, questo è Jeep. Ecco come si è evoluto il linguaggio stilistico di una delle case automobilistiche più famose.
Good Design si ha quando la forma segue la funzione, e quando non vi è neanche un'elemento che non sia pensato e progettato per funzionare bene. Il design di Jeep, dunque, non può che essere definito come una delle interpretazioni più riuscite del Good Design.
Fedele alla funzione dalla fondazione - che risale al lontano 1941 - il linguaggio stilistico di Jeep si è sempre basato su alcuni elementi fondamentali, che hanno reso le vetture del marchio americano tra le più iconiche a listino, ieri come oggi. Dalla Willys, la Jeep per antonomasia, all'attuale Renegade, fino alle future Wagoneer e Grand Wagoneer, c'è qualcosa che rimanda immediatamente alla mente che "sì quella è una Jeep!".
Parliamo della griglia frontale a 7 feritoie verticali, dei fanali circolari (rimasti invariati sulla Wrangler ed evoluti su altri modelli), dei passaruota trapezoidali e del parabrezza quasi verticale.
La griglia a 7 feritoie
In particolare, la griglia frontale è uno dei simboli più genuini e iconici del marchio americano: originariamente, però, le feritoie erano ben tredici, come sulla Willys-Overland MA, ma già dal 1945 (con la CJ-2A, la prima Jeep pensata per uso civile) si è optato per l'attuale configurazione a 7 griglie. Il motivo? Semplicemente, per poter omologare la vettura ad uso stradale/civile, erano necessari dei fari di dimensioni più grandi e dunque la griglia andava ridimensionata.
Eccezioni - come sempre nella storia - sono state la Willys wagon, il Wagoneer e il Cherokee, dotate di una griglia con un numero di feritoie variabile tra 8 e 13. Dal 1998, però, le 7 feritoie sono diventate un "mai più senza".
Ma perché proprio 7 feritoie? Ci sono tante leggende che provano a dare una risposta a questo quesito: per esempio, qualcuno sostiene che ci sia un riferimento alle sette meraviglie del mondo, oppure al fatto che Jeep è stato il primo brand a sbarcare in tutti e 7 i continenti e ad attraversare i sette mari, oppure ancora le sette cime più alte al mondo, i sette pilastri della saggezza, i colori dell'arcobaleno o le sette direzioni (su, giù, destra, sinistra, avanti, indietro, centro).
I passaruota trapezoidali
Jeep vuol dire soprattutto fuoristrada. Ecco allora che, nel patrimonio stilistico della casa, non possono mancare riferimenti formali direttamente correlati alla funzione delle Jeep: i passaruota/parafanghi trapezoidali sono stati pensati proprio per agevolare la circolazione in off-road, lasciando maggiore spazio possibile alle ruote per potersi muovere in libertà, adattandosi a qualsiasi tipo di terreno e di ostacolo.
Curioso notare che i passaruota non c'erano sulle prime Jeep (per esempio la Willys): dopo anni di passeggeri posteriori invasi da piogge di fango e sassi, ad un soldato americano venne la brillante idea di piegare a mano due fogli di metallo per proteggere passeggeri e vettura da qualsiasi materiale venisse scagliato dalle ruote.
Cerniere metalliche? No grazie
Tipiche della Wrangler e ormai abbandonate (per motivi pratici) sulle altre Jeep, le portiere asportabili sono caratterizzate da cerniere in tessuto, perfette per resistere alle aperture ma anche per rimuovere facilmente le portiere quando serve.
Le cerniere del cofano motore, altro elemento iconico riservato a Wrangler, sono invece in plastica e sono elementi tecnici imprescindibili per l'utilizzo che si fa del veicolo che più riprende dalle mitiche antenate di 75 anni fa.
Oggi cosa rimane delle più interessanti feature stilistiche di Jeep? Praticamente tutte, solo aggiornate e "re-interpretate" e attualizzate, risultando allo stesso tempo classiche e moderne. Un pregio che ormai pochi brand riescono a sintetizzare nel proprio linguaggio stilistico.
Un'eredità ben custodita
La piccola Renegade, per esempio, è caratterizzata da fanali tondi, griglia verticale, passaruota trapezoidali, oltre ad alcune interessanti "easter-egg" (ossia delle "chicche", spesso nascoste dai designer, che si scoprono con l'uso dell'auto): parliamo dei loghi con le 7 feritoie e i fari tondi nascosti qua e là nell'abitacolo, oppure del disegno dei fari posteriori e di vari inserti interni, che riprende la classica tanica di benzina che si utilizzava durante la guerra per non rimanere a piedi.
Avere elementi tradizionali "intoccabili" non vuol dire che non si può osare con la fantasia: è il caso dell'attuale generazione di Jeep Cherokee (presentata nel 2014 come il primo modello Jeep su piattaforma Alfa Romeo), che ha stupito tutti per l'inedito trattamento tridimensionale della griglia anteriore e dei gruppi ottici scomposti su tre livelli. Nonostante questi dettagli, Cherokee è una vera Jeep al primo sguardo, proprio perché i punti cardine non sono stati abbandonati ma, piuttosto, "rinforzati".
La combinazione di tutti gli elementi di cui abbiamo parlato è la ricetta segreta per creare una brand identity fortissima, un fascino incredibile e una filosofia semplice: mettete insieme la griglia a 7 feritoie, i passaruota trapezoidali e avrete una Jeep.
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