I motori diesel hanno le ore contate negli USA: non passa un giorno in cui una casa automobilistica non venga accusata informalmente o ufficialmente di aver manipolato i dati sulle emissioni dei motori diesel: oggi è toccato a General Motors, al centro di una class action depositata dai clienti di Chevrolet Silverado e GMC Sierra.

Il diesel non ha pace negli USA. Da quando è scoppiato lo scandalo Dieselgate nell'ormai lontano 2015, la vita dei motori diesel in Nord America è stata tutt'altro che facile: processi di omologazione più rigidi e complessi, diffidenza dei consumatori, svalutazione dell'usato e crollo delle immatricolazioni. Senza contare l'impennata della scrupolosità da parte degli enti di protezione ambientale - EPA e CARB in prima linea - che oggi puntano il dito praticamente contro tutti i costruttori che vendono auto diesel negli USA.

GM forse peggio di VW

Oggi l´accusa di aver installato dei "defeat device" riguarda la General Motors, chiamata in causa da 705 mila clienti che hanno acquistato o preso in leasing due modelli di pick-up, il Silverado e il Sierra. Una vera e propria class action, depositata a Detroit e riferita ai propulsori Duramax montati sui veicoli Chevrolet Silverado e GMC Sierra prodotti tra il 2011 e il 2016. Secondo quanto riportato da Bloomberg, ci sarebbe un documento di 190 pagine in cui si parla di tre device installati, con emissioni NOx in condizioni reali "fino a cinque volte superiori ai limiti di legge", e un danno ambientale ritenuto persino "superiore" a quello delle vetture tedesche.

Ma il gruppo non ci sta

Anche in questo caso, dunque, un costruttore locale è al centro dello scandalo per la manipolazione delle emissioni inquinanti. E' possibile che i sopracitati EPA e CARB non si siano accorti di questi valori così "sballati" rispetto a quanto previsto dalla legge? La GM - come del resto anche FCA negli scorsi giorni - si è difesa ritenendo queste rivendicazioni infondate e promettendo una difesa con tutte le proprie forze.