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Quando la tecnica incontra l'arte | HDMotori intervista Horacio Pagani

06 Aprile 2017 0

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Da un piccolo paese dell´Argentina ai palcoscenici internazionali più importanti, dai modellini in scala costruiti con materiali di fortuna alla fibra di carbonio-titanio usata anche in Formula 1, Horacio Pagani è riuscito a realizzare dal nulla qualcosa che è più di un semplice costruttore di hypercar. Possiamo parlare di un fornitore di arte? Un costruttore di sogni? Lo abbiamo chiesto direttamente a Horacio Pagani, nel corso della nostra intervista esclusiva.

Avere la possibilità di intervistare Horacio Pagani non è una cosa che succede tutti i giorni. Per chi è appassionato di automobili è un po' come incontrare la propria rockstar preferita, quella di cui si possiedono tutti i dischi e tutti i gadget. Quella per cui spenderemmo cifre folli pur di incontrarla nel backstage per un semplice autografo. Ecco. Immaginatevi dunque la mia faccia quando mi hanno detto: "ti va di intervistare Horacio Pagani?" Pagani, l'imprenditore argentino dalla cui azienda sono uscite alcune delle auto che hanno segnato la mia infanzia e che si sono rese protagoniste della mia adolescenza.

Quelle sculture leggerissime, fatte di carbonio, alluminio, pelle e passione che hanno invaso la mia cronologia di YouTube e riempito la memoria del mio smartphone con centinaia di scatti quelle (poche) volte in cui ne vedevo una in giro. Avevo la possibilità di parlare a quattr'occhi con il creatore di tutto questo. E non sapevo da dove cominciare.

Quelle monetine da 1EUR...

Partire con la Huayra Roadster, la novità di Ginevra? Scontato, è uno dei modelli più cliccati sul web, la conosceranno già tutti. Dirgli subito che mi sento la persona più felice del Salone in quel momento? Forse potrei metterlo in imbarazzo... Mi sono preparato per ore, ma alla fine l'emozione ha preso il sopravvento. Fortunatamente, un dettaglio della nuova Huayra Roadster mi ha incuriosito quando stavo aspettando che Horacio concludesse un affare con dei facoltosi clienti venuti a Ginevra proprio per acquistare la propria Huayra: quattro monetine da 1EUR poste tra i paraurti e i cofani anteriori e posteriori. Lì la domanda è sorta spontanea: perché?

Horacio Pagani, sorridente, spiega che tutto è nato per caso, per cercare di rendere più attraenti delle semplici e anonime lamiere d'acciaio, utilizzate per evitare il contatto diretto tra le due parti in movimento:

Sabato scorso guardavo quella lamierina e ho detto: "ma perché non ci metto una moneta? C'è anche Leonardo (da Vinci, da sempre ispirazione di Pagani) e so che mi costa 1EUR. Per 100 macchine sono 400EUR, meno di quello che mi costerebbero le anonime lamierine in acciaio inox, e poi magari tra 20 anni, quando l'Euro forse non varrà più niente, quelle saranno delle monetine storiche".

Per caso si fa per dire: ogni scelta di Horacio Pagani è ponderata e l'ottimizzazione regna sovrana, anche quando si tratta di auto che costano tre milioni di euro. Un caso è invece la presenza di Leonardo da Vinci sulle monetine da 1EUR. Il famoso studioso italiano rappresenta da sempre l'ispirazione numero uno di Horacio, in quanto sostenitore dell'intensa correlazione tra Arte e Scienza:

Leonardo sosteneva nel Rinascimento che l'Arte e la Scienza potessero "camminare" insieme. Quello che noi cerchiamo di fare è proprio questo: mettere insieme la disciplina artistica con quella tecnica. Per noi è infinitamente più semplice che per Leonardo. Dal punto di vista tecnico abbiamo una quantità impressionante di materiali, ne conosciamo le caratteristiche meccaniche, abbiamo computer e banchi prova all'avanguardia. Se però pensiamo di realizzare un'auto senza la componente artistica, ne uscirà un'opera di ingegneria come ne abbiamo viste tante qui a Ginevra. Un cliente non compra un'automobile solo perché è tecnicamente perfetta, anche perché quando si spendono cifre come queste si presuppone che l'eccellenza tecnica ci sia. Una macchina deve trasmettere qualcosa, raccontare un'emozione ed essere cucita su misura del cliente. Noi cerchiamo proprio questo: capire cosa fa scattare il meccanismo dell'emozione.

La ricerca estrema della performance

A Ginevra, Horacio Pagani ha tolto i veli alla Huayra Roadster, una vettura che, come se ce ne fosse bisogno, è stata pensata per distinguersi dalle concorrenti grazie ad un'eccellenza tecnica davvero singolare: si tratta, infatti, della prima Roadster più leggera della Coupé di derivazione. Un risultato che in Pagani è stato raggiunto grazie al know-how di Horacio in materia di compositi: dal primo telaio in fibra di carbonio per Lamborghini, sviluppato nel 1985, ne è passata di acqua sotto i ponti e tanto è stato il lavoro fatto da Horacio e dal suo team verso la ricerca di materiali sempre più performanti e innovativi, materiali su cui fino a pochi anni fà nessuno scommetteva e che invece, oggi, sono parte integrante delle supercar più affermate.

Per la Huayra Roadster sono state fatte ulteriori ricerche per rendere il carbo-titanio ancora più performante, leggero e resistente: tre nuovi materiali si abbinano al carbo-titanio, formando 8 layer differenti, consentendo un'aumento della rigidezza del 52% a torsione e a flessione a parità di peso. Ma questo ancora non bastava, specialmente perché dal lancio della Huayra Coupé anche le normative sui crash test sono diventate più severe. Obiettivo di Pagani, dunque, è stato quello di dotare questo materiale, che non fa più uso di acciaio e alluminio, delle geometrie formali più adatte per resistere agli urti senza rompersi o danneggiarsi. Tutto questo senza dimenticare che, oltre che funzionali, i componenti realizzati con questo materiale devono essere soprattutto belli da vedere:

Sulla Huayra Roadster non abbiamo sacrificato l'accessibilità e l'abitabilità per rendere il telaio più resistente, e in più abbiamo ottenuto un risparmio importante di peso. Così come abbiamo fatto per le parti in carbonio, allo stesso modo abbiamo lavorato sul resto.

Il miracolo della leggerezza

Le 10.000 parti che compongono la macchina, fatte di tanti materiali diversi, sono state analizzate con lo scopo di togliere peso senza comprometterne la rigidezza strutturale, e il risultato è sotto gli occhi di tutti: un'auto con motore 12 cilindri che pesa come un'utilitaria.

Ricerca e innovazione sono dunque le parole d'ordine di Pagani e del suo team. A questo proposito, mi sono chiesto cosa pensasse Horacio delle nuove tecnologie di produzione, ossia stampa 3D e digital fabrication. La risposta è stata cristallina: sicuramente la produzione additiva è una delle tecnologie del futuro all'interno della piccola serie e Pagani ne fa uso in fase prototipale, ma non è ancora abbastanza matura per raggiungere gli eccellenti risultati che solo mediante determinati materiali o processi produttivi si possono ottenere per un componente pensato per sopportare sollecitazioni importanti e una Casa Automobilistica responsabile come Pagani non può permettersi che neanche un solo componente non sia all'altezza delle aspettative del cliente.

La lezione di Pagani è di quelle che solo i grandi uomini possono dare: per raggiungere un obiettivo non basta la fortuna, non bastano un'esperienza trentennale nei più svariati settori della produzione automobilistica. Servono dedizione, ricerca, ma soprattutto responsabilità e rispetto. Rispetto verso la propria azienda, rispetto verso i propri clienti, rispetto verso i propri figli. Un rispetto che Horacio si guadagna ogni giorno, quasi dimenticandosi della propria posizione.

Simone Facchetti

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